Criptovalute: il futuro della finanza?

| Jacopo Beggiora (Ce.S.E.D.) | Area tecnica (TECH)

17 marzo 2023. La Nazione titola “maxi evasione con riciclaggio in criptovalute: indagati 30 imprenditori cinesi”. Ciò che deve attirare la nostra attenzione è anzitutto il tipo di frode commessa, ovvero evasione fiscale; in secondo luogo, la parola “criptovalute”. Con questo termine si intende una rappresentazione digitale di valore basata sulla crittografia”, in pratica denaro digitale che può essere utilizzato solo conoscendo una determinata “chiave di accesso”, un codice informatico che permette all’utente di usufruirne.

Esistono più di diecimila differenti tipi di criptovalute, ma la più conosciuta è il Bitcoin, creato nel 2008 e reso pubblico nel 2009. Il funzionamento del Bitcoin non è complesso: si basa sulla tecnologia “peer-to-peer”, ovvero una rete informatica in cui gli utenti possono accedere l’uno al computer dell’altro, e allo stesso tempo fungono da client (cioè unità periferica della rete stessa) e da server (unità centrale che esegue date funzioni quando richiesto dai clients).

La differenza tra le valute a corso legale e il Bitcoin è rappresentata dal fatto che quest’ultimo è decentralizzato, dunque nessuno può controllarne il valore effettivo, e il fatto che il valore stesso si basi esclusivamente su domanda e offerta ed utilizzi la crittografia per l’attribuzione della proprietà, garantendo anonimato.

I Bitcoin vengono conservati dal proprietario su un portafoglio digitale, detto “wallet bitcoin”, presente sui dispositivi elettronici personali; ognuno di questi portafogli ha un codice numerico utilizzato per i pagamenti con la criptovaluta.

Il trasferimento di denaro è estremamente semplice, poiché basta possedere l’indirizzo bitcoin del beneficiario ed il numero del suo portafoglio per avere la possibilità di pagare, oppure scansionare dei QR Codes appositi.

Questo innovativo metodo di pagamento ha generato non poche perplessità: coloro che ritengono le criptovalute un’innovazione, si concentrano in particolare sulla sua grande decentralizzazione: attraverso questa caratteristica si può tenere a bada l’inflazione (poiché ognuno ne possiede una quantità limitata e non possono sfuggire al controllo), e, nel caso in cui il valore della criptovaluta fosse elevato, guadagnare ingenti somme di denaro. È inoltre un metodo che favorisce la velocità di pagamento e promuove inclusione finanziaria. I detrattori, invece, lamentano in particolare la grande volatilità delle criptovalute, poiché il valore può salire alle stelle in poco tempo, ma può anche precipitare con la stessa velocità. Vi è perplessità, inoltre, sul problema rappresentato dagli hacker; il fatto che le criptovalute non siano controllate da un’autorità centralizzata non è indice di garanzia totale, ed i rischi connessi alla perdita del proprio patrimonio a causa di pirateria online oppure smarrimento della chiave di accesso al portafoglio sono concreti e sempre dietro l’angolo.

Tuttavia, riprendendo la parte iniziale dell’articolo, forse il rischio più grande connesso alle criptovalute rimane uno solo: l’evasone fiscale. Il contrasto a questa pratica illecita è reso più arduo dalla criptovalute, poiché poco rintracciabili. I trenta imprenditori, nell’anonimato, avevano infatti cercato di trasferire all’estero dieci milioni di euro, tutti in valute digitali, sottraendosi così al pagamento delle dovute imposte.

Per concludere, bisogna però ricordare che le criptovalute non sono legali in ogni parte del mondo: la regolamentazione di questo fenomeno è estremamente severa e la vigilanza bancaria è sempre più stringente: nel settembre 2020 l’UE ha pubblicato un progetto di regolamentazione della moneta digitale, e nel giugno 2021 il Comitato di Basilea ha proposto che le banche prevedessero una sorta di assicurazione per coprire tutte le potenziali perdite derivanti dalle criptovalute.

La questione è dunque ancora in una delicata fase di discussione globale.

 



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