Italia in piena crisi demografica

| Valentina Vainolo (Ce.S.E.D.) | Area tecnica (TECH)
Il numero degli abitanti in Italia è in continuo calo e la popolazione è sempre più anziana. Dal 2018 ad oggi la popolazione è diminuita di circa un milione di persone.

Nel 2022 la dinamica demografica in Italia continua ad essere in calo, gli abitanti sono, infatti, scesi sotto la soglia dei 59 milioni: al 31 dicembre la popolazione residente era inferiore di circa 179mila unità rispetto all’inizio dell’anno (-0,3%), nonostante il contributo positivo del saldo migratorio con l’estero. Le nascite continuano ad essere in calo, con lievi segnali di recupero al Sud, mentre i decessi rimangono ad un elevato livello, anche a causa dell’incremento registrato nei mesi estivi a causa delle temperature eccessivamente alte. Il numero ridotto di nascite e l’incremento dei decessi hanno inevitabilmente un forte impatto sulla dinamica naturale: negli ultimi vent’anni l’Italia ha perso la capacità di crescita per effetto del bilancio naturale, non vi sono, infatti, sufficienti nascite per rimpiazzare chi muore ed i flussi migratori non sono in grado di bilanciare il saldo naturale della popolazione.

In base alle analisi Istat, per il quinto anno consecutivo la popolazione italiana è rimasta sotto i 60 milioni, cifra che era stata raggiunta per sei anni, tra il 2012 ed il 2017; tra il 2021 ed il 2022, invece, si sono raggiunti i livelli più elevati di perdita della popolazione, sicuramente anche a causa della pandemia.

Va tenuto in considerazione che il calo delle nascite è una dinamica in atto da molto tempo e non riguarda, quindi, solo gli anni più recenti, anche se tra il 1995 ed il 2008 questo trend si era parzialmente fermato e le nascite erano tornate ad aumentare, ma dal 2009 in poi sono tornate a calare rapidamente. Al giorno d’oggi, il tasso di fecondità totale – il numero medio di figli per donna in età feconda, quindi tra i 15 ed i 49 anni – è pari all’1,25% (contro l’1,45% del 2008), ancora lontano dalla soglia pari a 2 che permetterebbe di mantenere stabile la popolazione.

La percentuale sempre minore di nascite porta inevitabilmente ad un progressivo invecchiamento della popolazione italiana: nel 2020 l’età media era 46,2 anni e nel 2021 di 45,9 anni, mentre, invece, meno di vent’anni fa l’età media era di 41,9 anni. Non a caso, l’Italia è, infatti, tra i primi Paesi al mondo in cui gli under 15 sono scesi sotto al numero degli over 65.

In una situazione di questo tipo si può affermare che l’apporto degli immigrati sia fondamentale per la tenuta dei conti pubblici ed anche il Def (Documento di economia e finanza) ha affermato che: “se l’immigrazione netta aumenta del 33% nei prossimi cinquant’anni, al 2070, il debito pubblico cala di venti punti percentuali, mentre, al contrario, se l’immigrazione diminuirà del 33%, il debito pubblico si impennerà di sessanta punti”.

Ma quali sono i motivi di un tasso di fecondità in continuo calo?

Volendo fare un breve excursus delle cause che hanno portato a questo fenomeno, si potrebbe citare il fatto che, anche solo rispetto al 2008, vi siano due milioni in meno di donne in età riproduttiva e meno donne in età fertile equivale, quindi, a meno nascite; inoltre, rispetto alle generazioni precedenti, oggigiorno si tende a fare meno figli e sempre più tardi (nel 2022 l’età media della madre alla nascita del primo figlio è di 33 anni). Oltre questi fattori, la denatalità è spesso una scelta delle coppie, che può essere legata a motivi di instabilità economica ma anche ad una diffusa paura del futuro, alimentata da guerre, pandemia e crisi climatiche. Anche il gender gap influenza la scelta di avere o meno un figlio: la metà delle donne non lavora e quelle che lavorano potrebbero correre il rischio di doversi licenziare per potersene prendere cura. Infine, rispetto ad altri Paesi europei, in Italia si lascia la casa dei genitori più tardi, in media intorno ai 29 anni (rispetto ai 26,5 anni della media europea), questo a causa del fatto che prima di quell’età sia difficile raggiungere un’autonomia economica.

 



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